Storia e Leggenda sulla Fondazione

L’origine toponomastica

Il documento più antico, ad oggi ritrovato, in cui viene espressamente nominato il “marcato” di Santo Cono, è un atto del 1489 per mezzo del quale veniva smembrato dalla contea di Grassuliato (o Garsiliato) e venduto cum facultate redimendi (cioè con la possibilità di ricomprarlo) da Nicolò Melchiorre Branciforte a Guglielmo Raimondo Moncada. Il feudo, all’epoca, comprendeva sia le terre di Santo Cono Soprano (Superiore), dove oggi sorge il Comune di San Cono, sia quelle di Santo Cono Sottano (Inferiore), ricadenti oggi nel territorio del Comune di Mazzarino. Non vi sono certezze sull’origine toponomastica e le ragioni della dedica al santo abate nasitano, Conone Navacitafiglio di Anselmo e Apollonia Santapau, nato a Naso nel 1139, durante il regno di Ruggero II (1112-1154) e morto nella stessa città il 28 marzo 1236 sotto Federico II di Svevia (1198-1250), ma soltanto delle ipotesi avanzate da alcuni storici. Il gesuita Ignazio Mario Piccolo, in un manoscritto ormai disperso dal titolo Della vita, virtù e miracoli di San Cono, di cui siamo a conoscenza grazie al lavoro dello storico Incudine, ha avanzato l’ipotesi secondo cui “fu appellato Cono perché posseduto a principio dalla famiglia Santapau consanguinea del Santo”. (Incudine C., Naso Illustrata, a cura di Buttà G., Giuffré, Milano 1975, p. 19. Vedi anche: Portale A., La città di Naso in Sicilia e il suo illustre figlio San Cono Abate, Tip. Vincenzo Bellotti, Palermo, 1939, p. 289). Questa teoria è stata contestata da vari storici mettendo in discussione lo stesso cognome attribuito alla madre giacché il capostipite di questa famiglia fu un cavaliere aragonese, Ugo Ademar de Santapau, sbarcato in Sicilia con i due Martini nel 1392 e quindi molto tempo dopo la morte di San Cono. Inoltre, non risulta che i Santapau abbiano mai posseduto il feudo o la contea di Garsiliato e quindi non esiste un legame oggettivo che permetta di confermarla.

L’altra ipotesi è quella di Rocco Zito che ha ritenuto plausibile una dedica da parte dei Branciforte, nel XV secolo, per motivi devozionali: “La morte del basiliano Cono fu talmente straordinaria… per cui molti dedicarono chiese, altari e i Branciforte anche un màrcato”. (Zito R., San Cono. Genesi e vita di un Comune, I.S.C.R.E., Catania, 1985, p. 49).

 

L’ultima ipotesi avanzata, in ordine di tempo, è stata quella di Vincenzo Firrarello il quale ha ritenuto plausibile far risalire la dedica al XIV secolo, nel periodo in cui il feudo era ancora appartenente alla contea di Garsiliato e di proprietà della potente famiglia Passaneto di Lentini. (Firrarello V., Santo Cono. Storia di un antico feudo e nascita di una comunità. Punto Stampe, Caltagirone, 2014). Secondo Firrarello è plausibile ritenere che la dedica sia avvenuta a metà del ’300quando il conte Ruggero II Passaneto sposò Violante Alagona figlia di Blasco, barone di Naso e giustiziere del Regno. Proprio gli Alagona furono gli artefici di un importante riconoscimento pontificio al culto del Beato Cono da Naso. Infatti, con bolla dell’8 febbraio 1334, Papa Giovanni XXII (1316-1334) concesse alla “Ecclesia Parochialis fundata in honorem S. Coni in Terra Nasi, Messanensis Diocesis” quaranta giorni d’indulgenza per tutti i visitatori e benefattori. Inoltre, venne intitolata la preesistente chiesa di San Michele Arcangelo a San Cono e vennero concessi, da Artale Alagona, il 10 febbraio 1362 (67), cinque giorni di franchigia per la fiera di S. Cono. Gli Alagona, grazie alla loro influenza e ai loro stretti rapporti con i regnanti e le più prestigiose famiglie nobili siciliane, permisero che la devozione locale si diffondesse in tutta l’isola e proprio in quei decenni furono dedicati vari feudi in Sicilia e Calabria.

 

La Fondazione del Comune

Il paese di Santo Cono, come veniva denominato fino alla seconda metà dell’ottocento, fu elevato alla dignità di Università del Regno nel 1785, per volontà del nobile piazzese Ottavio Maria Trigona e Bellotti, nato a Piazza nel novembre del 1733, primo dei dodici figli del barone Luigi Trigona. Nel 1763, sposò Girolama Ardoino Celestri dei principi di Polizzi, suggellando un matrimonio importante perché gli consentì di ottenere, il 18 marzo 1773, il titolo di Marchese della Floresta. In seguito alla morte del padre, il 5 dicembre 1780, ricevette l’investitura del feudo e del titolo di barone di Santo Cono. All’epoca era già presente un villaggio di case sorte attorno al palazzo baronale in contrada Mira. Il Marchese ottenne la sua elevazione a Terra Popolata grazie ad un Real Dispaccio del 12 febbraio 1785 inviato dal viceré Domenico Caracciolo, in nome di re Ferdinando IV di Napoli e III di Sicilia. 

 

Leggenda

 

A spiegare il toponimo del paese e le ragioni della fondazione, storicamente incerti, vi è anche una leggenda popolare. Si racconta che, un giorno, il marchese Trigona ricevette visita da un Frate di Naso che apparteneva all'Ordine di S. Basilio per acquistare una partita di frumento. Non potendo pagare in denaro, il Frate lasciò come pegno al marchese un prezioso anello che portava al dito, con la promessa che avrebbe poi saldato il debito. Caricò quindi il grano sul mulo e partì. Ma dopo tanto tempo il Marchese, non avendo più ricevuto visita dal monaco (e cominciando a dubitare della sua buona fede), decise di recarsi personalmente a Naso per chiedere informazioni; tuttavia nessuno seppe dirgli nulla. Alla fine, su una parete di un Convento, trovò il frate raffigurato in un quadro: era San Cono, morto secoli prima. Convinto di aver assistito ad un miracolo, decise di fondare un paese e di dargli il nome del Santo.