La Festa di San Cono

La festa patronale è uno dei momenti più sentiti dalla popolazione sanconese, tanto da costituire un momento di ritorno nel proprio paese per numerosi emigrati. La festa inizia con la processione della "Figura" del Santo che, dalla Chiesa di San Cono, viene portata a spalla per le vie del paese e quindi alla Chiesa Matrice; essa fu donata dai sanconesi emigrati in Venezuela. Per diverse settimane il paese è in festa, e si alternano momenti di devozione a manifestazioni folkloristiche: la piazza centrale e tutte le vie si riempiono di luminarie, suonano a festa le campane ed il corpo bandistico, vengono sparati fuochi d'artificio, e nelle vie principali è un susseguirsi di bancarelle. Il momento saliente è tradizionalmente la seconda domenica di maggio. Già il giorno precedente è un momento di grande attrattiva, tipicamente con un concerto o uno spettacolo di altro genere nella piazza centrale. Nella domenica, in mattinata il simulacro del Santo (o, nel dialetto popolare, la "vara") viene portato dalla sua Chiesa alla Matrice; la sera, la "vara" viene prima deposta davanti alla Chiesa, dove vengono raccolte le offerte dei fedeli, che vengono gridate a gan voce insieme ai nomi degli offerenti; il popolo risponde con il grido caratteristico Viva Diu e Santu Conu. Al termine della raccolta, il pesante simulacro viene portato a spalla per le vie del paese, con il suo caratteristico incedere che è più una corsa del Santo. La processione si protrae per tutta la notte, continuando a raccogliere le offerte dei fedeli al grido Viva Diu e Santu Conu, interrotta solo per una pausa di preghiere e canti e, a mezzanotte, per lo sparo di fuochi artificiali. Il sabato e la domenica successivi si ripetono manifestazioni analoghe alla settimana precedente. Terminata anche questa seconda festa (detta Ottava), viene immediatamente contato il denaro raccolto con le offerte e viene annunciato pubblicamente; esso servirà interamente a pagare le numerose spese della festa.


La Sagra del Ficodindia

L'altro momento di grande importanza per il paese di San Cono è la sagra del ficodindia, che dal 1984 si festeggia ogni anno la prima domenica di ottobre. La produzione intensiva dei fichi d'India sanconesi è cominciata dopo la seconda guerra mondiale, accrescendo man mano la quantità di prodotto e affinandosi nelle tecniche produttive, ed è ormai diventata l'attività economica di punta, tanto che il paese si autodefinisce fieramente Città del Ficodindia. Durante la sagra, cui accorrono persone da tutta la Sicilia, vengono allestiti stand dove il frutto viene esposto e venduto; viene poi preparato un angolo dove si può degustare gratuitamente il frutto o altre rare specialità artigianali a base di ficodindia (ad esempio il gelato).



Le Carrivalate

 

Rappresentano una delle "unicità" del paese di San Cono. Le Carrivalate traggono origine dalle "profane rappresentazioni" che un pò in tutta Italia avevano luogo durante i riti di propiziazione e le ricorrenze laiche. Esse sopravvivono a San Cono grazie alla notevole presenza di poeti dialettali che hanno continuato questo genere letterario, tipico appunto dell'arte popolare. Angelo La Loggia, Rocco Balbo, Michele Volpe e Cono Mantione sono gli autori più noti e più rappresentanti.

Si tratta quindi una forma di teatro popolare, ove ciascun attore rappresenta l'allegoria di un mese, di una stagione, di un mestiere, in rima baciata e per il volgere generalmente di uno strambotto, attraverso i quali vengono elogiati pregi e virtù dei protagonisti, contrapponendole a quelle degli altri.

Le Carrivalate sono recitate ogni anno, durante il periodo di carnevale, da un drappello di uomini in maschera che percorrono il paese a dorso di some nei cantoni più frequentati o nelle piazze ove si raccoglie la gente per ascoltare le poesie dialettali dai toni didascalici.